Vini

TENUTA SAN GUIDO È IL RISULTATO DI UNA LUNGHISSIMA TRADIZIONE

Dal 1942 Mario Incisa lavora al suo progetto enologico, tra il divertimento e il gusto della sfida. Comincia così l’avventura del Sassicaia, un ‘ semplice vago esperimento ’ come anni dopo il Marchese chiamerà la nascita del suo vino.
LA NARRAZIONE DEI VINI

Ad ognuno la sua personalità

Oggi la narrazione dei tre vini di Tenuta San Guido si articola su tre differenti espressioni di uno stesso territorio: Sassicaia, dal quale tutto prende avvio e Guidalberto, che dopo una genesi di oltre vent’anni ha un’identità e uno stile ben riconoscibili. Si tratta di due primi vini, una diversa espressione della stessa terra. Le Difese, l’ultimo arrivato, è un vino ben fatto e di grande piacevolezza che accoglie, con garbo, le selezioni degli altri due vini oltre al Sangiovese che ne mostra il nerbo tipicamente toscano.
Le Origini

UNA STRADA INEDITA PER L’ENOLOGIA ITALIANA

Il vino che piace a chi lo produce

Siamo difronte ad un avvenimento che cambierà il destino di Bolgheri, aprendo una nuova strada nell’enologia italiana. È Luigi Veronelli il primo ad accorgersi della grandezza e importanza di quel vino:
I Vini

SASSICAIA

IL VINO CHE VIENE DAI SASSI

L’annata 1968 vede il debutto sul mercato del Sassicaia, un vino coraggioso che all’epoca usciva dal modo canonico di far vino in Toscana.
Il vino prende il nome del terreno sassoso da cui proviene e, per sua natura, è destinato ad arrivare molto lontano.
I Vini

GUIDALBERTO

Guidalberto della Gherardesca, un antenato da ricordare

Guidalberto segna il nuovo millennio: l’annata 2000 si affaccia sul mercato con minori pretese rispetto al Sassicaia e con una bevibilità meno complessa, ma non è sprovvisto di potenzialità di invecchiamento. Non vuole calcare le orme del Sassicaia ma proporsi, piuttosto, come un vino che racconti un’altra espressione del territorio di Tenuta San Guido.
I Vini

LE DIFESE

UN VINO VIVACE E SERIO

Le Difese, la cui prima vendemmia in commercio è quella del 2002, è l’ultimo arrivato a Tenuta San Guido. E’ un vino estremamente piacevole, morbido e versatile che accoglie, con grazia, la selezione delle masse in blend con il Sangiovese, si esprime al suo meglio in abbinamento al cibo.
Le Difese prende il nome dai denti del cinghiale, in oro nell’etichetta.
L'Olio

Olio extra vergine d’oliva

Un olio che racchiude lo spirito di Tenuta San Guido

La superficie olivicola dell’azienda è disposta in impianti promiscui, nel rispetto
dell’agricoltura di tipo tradizionale e caratteristica delle aziende toscane. Gli ulivi, di varietà
leccino, moraiolo, pendolino, frantoio, non sono piantati l'uno vicino all'altro in impianto
specializzato, ma disposti in filari, alternati da campi o vigneti. La Tenuta San Guido si
estende per 2.500 ettari, di cui 110 ad oliveto con circa 11.000 piante adulte. Di queste
circa 2000 hanno solo valore paesaggistico e di conservazione del suolo, essendo
presenti in terreni difficili da coltivare.
La Storia

TENUTA SAN GUIDO: UNA SUPERFICIE DI 2500 ETTARI DI CUI SOLO UNA MINIMA PARTE È IMPIANTATA A VITE

La contessa Clarice della Gherardesca porta in dote 2.500 ettari nella zona di Bolgheri, la Tenuta San Guido. Suo marito Mario Incisa intuisce subito che si tratta di uno dei più straordinari biotipi dell’Europa mediterranea e inizia a sperimentare alcuni vitigni francesi. Aveva infatti intuito una evidente somiglianza tra questi terreni di Bolgheri e la regione di Graves a Bordeaux, a lui molto familiare, per via di un suolo principalmente ghiaioso con presenza di argille, molto favorevole alla produzione di grandi rossi.
La Storia

Un’eredità da custodire e sulla quale investire


Decise dunque di impiantare il primo vigneto di cabernet sauvignon, poco più di un ettaro di superficie vitata ad un’altezza di circa 400 metri sul livello del mare. Siamo agli albori del Sassicaia.
Dal 1945 al 1967 il Sassicaia, toponimo di un lembo di terra all’interno della Tenuta San Guido, rimane un prodotto strettamente privato, riservato alla famiglia e agli amici stetti. La prima annata ad apparire sul mercato nel 1971, è il 1968.
La Storia

Il mescolavino

LA STRATEGICA ALLEANZA TRA GLI INCISA E GIACOMO TACHIS

La parentela degli Incisa con la famiglia Antinori, da parte dei Della Gherardesca, famiglia di provenienza di sua moglie Clarice, permette a Mario Incisa di entrare in contatto con il giovane enologo Giacomo Tachis. Insieme mettono a punto il primo rosso di taglio bordolese della storia di Bolgheri. Da quel momento il sodalizio continua per oltre 40 anni. Alla scomparsa di Tachis, avvenuta nel 2016, l’azienda continua a lavorare osservandone i precetti e le indicazioni.
Mario Incisa aveva fatto buoni studi, aveva relazioni, epistolari e diretti, con tutti i grandi nomi della viticoltura francese. La passione per l’enologia e l’enografia e il gusto raffinato, erano questi il suo biglietto da visita.
La Storia

L’ingresso in azienda di Nicolò Incisa della Rocchetta

IL PRIVILEGIO DI FAR DELLA PASSIONE IL PROPRIO MESTIERE

Siamo negli anni 60 quando il figlio minore, Nicolò, inizia ad affiancare Mario Incisa nella gestione della proprietà di famiglia. Nicolò Incisa e Giacomo Tachis sono quasi coetanei, hanno una visione comune dell’enologia e gusti simili in fatto di stile. Il sodalizio si rafforza e la produzione del vino, a partire dalla prima vendemmia in commercio (1968), si fa più strutturata e controllata. La passione del padre, con l’arrivo di Nicolò Incisa, diviene un mestiere. Inizia a sondare i mercati esteri, con lui la reputazione del Sassicaia si consolida, il vino si fa notare per la sua personalità eclettica: è fine ed elegante, determinato e complesso. Si impone per finezza e aderenza al terroir,è da subito un vino che racconta il territorio, nelle sue molteplici varianti, suggestioni, complessità.
Siamo agli albori di una azienda moderna che Nicolò Incisa, negli anni, saprà governare e consolidare, con lungimiranza e grande responsabilità.
Giacomo Tachis è stato consulente enologico di Tenuta San Guido per oltre 40 anni, è passato alla storia come il padre del Rinascimento del vino italiano e ancora oggi la produzione viene fatta secondo le regole da lui suggerite e adottate fin dal principio.
Nel 1999 Giacomo Tachis, nell’indossare la corona di alloro in occasione della laurea Honoris Causa in Scienze e tecnologie agrarie presso L’università di Pisa, commenta: “Sono salito in cattedra ma mi sento sempre, come dicevano al mio paese, un mescolavino.”
La Storia

La lunga genesi del Sassicaia

DOPO OLTRE TRENTA ANNI DALLA PRIMA VENDEMMIA IMBOTTIGLIATA, ARRIVA IL SUCCESSO ED È SUBITO CONCLAMATO IN AMBITO INTERNAZIONALE

Nel 1978 la consacrazione internazionale: in una degustazione con campioni anonimi di vini a base cabernet, organizzata a Londra da Hugh Johnson per la rivista Decanter, il Sassicaia 1972, si aggiudica il primo posto tra 33 vini selezionati da tutto il mondo. La cantina, intanto, viene trasferita in locali a temperatura controllata, dove i tini d'acciaio rimpiazzano quelli di legno per la fermentazione e si sviluppa e perfeziona l’affinamento del vino in barriques. Da allora, il Sassicaia colleziona importanti riconoscimenti: il 1985 ottiene 100/100 punti dal critico americano Robert Parker, il 2015 viene giudicato miglior vino del mondo del 2018 da Wine Spectator e il 2016 guadagna ancora una volta i 100/100 punti di Parker.
La Storia

Gli anni 90 e l’idea di Guidalberto

Dotato di un grande senso della misura, Nicolò Incisa aveva sempre detto “voglio essere produttore di un solo vino, il Sassicaia!” Ma verso la metà degli anni Novanta si ravvede. Il Merlot desta grande euforia nei palati nazionali e internazionali e Bolgheri non ne è immune ma diviene, anzi, una zona di grande interesse nel panorama vitivinicolo italiano. Si iniziano a produrre vini mono varietali utilizzando uve internazionali e il Merlot si sposa di frequente al Cabernet Sauvignon.
Avendo già nei primi anni Novanta intuito questa tendenza, Nicolò Incisa inizia a impiantare uve di Merlot nel tratto di terra che corre lungo il Viale dei Cipressi, tra l’oratorio di San Guido e su fino alla collina, attraverso il Podere Alberto.
La Storia

L’affacciarsi di un nuovo orizzonte: la nascita del Guidalberto e de Le Difese

Il nuovo Millennio saluta l’esordio di un nuovo vino, il Guidalberto vendemmia 2000, un blend di cabernet sauvignon e merlot.
Con la vendemmia del 2002, arriva anche Le Difese, il piccolo di casa, con una componente di sangiovese che, insieme al cabernet, rimarca il suo essere toscano senza perdere l’impronta delle uve di cabernet, che rappresenta il fil rouge tra i tre vini di Tenuta San Guido
Il Territorio

La DOC Bolgheri Sassicaia

UN IMPORTANTE RICONOSCIMENTO E UNA GRANDE RESPONSABILITÀ

Tenuta San Guido è l’unica azienda ad avere vigneti atti alla rivendicazione di Doc Bolgheri Sassicaia, una tipologia nata come sottozona della DOC Bolgheri già nel 1994 e convertita a DOC autonoma nel dicembre del 2013.
Il Territorio

I terreni

LA SUPERFICIE COLTIVATA A VIGNETO È INTORNO AI 100 ETTARI, UNA MINIMA PARTE DELLA SUPERFICIE TOTALE DI OLTRE 2500

Le vigne sono organizzate in diverse parcelle e site in zone scelte per le particolari caratteristiche sia di esposizione che di composizione del terreno.
Nella microzona Sassicaia esistono due zone ben distinte: la prima, pedecollinare, in cui i vigneti si trovano ad un’altitudine di circa 80 metri slm e con origine nel Pleistocene medio inferiore. La seconda, collinare, con vigneti che si trovano tra i 250 e i 400 metri slm e sono originari del Cretaceo inferiore e dell’Eocene-Paleocene.
I vigneti in zone così diverse sono un importante fattore per la complessità dei vini, e consentono una selezione delle uve ottimale a seconda dell’andamento climatico che ne determina il grado di maturazione e l’acidità.
La forma di allevamento è il cordone speronato basso, piegato a circa 40 cm. La scelta di una piegatura bassa consente di poter contare su una maggiore superficie fogliare e una maggiore efficienza fotosintetica.
Il Territorio

Il microclima

L’ABBRACCIO DEL TEATRO BOLGHERESE DI COLLINE

Il clima è determinante per una corretta e sana maturazione delle uve. E’ influenzato dal mare e dalle colline retrostanti che lo proteggono dai venti freddi del Nord. Se il decorso stagionale favorisce un incremento di produzione, si procede al diradamento dei grappoli ma, come orientamento colturale, la produttività viene contenuta con la potatura secca e verde.
La buona esposizione ai raggi solari e la costante mite ventilazione marina creano un microclima sfavorevole allo sviluppo dei parassiti fungini. Trattandosi di aree circondate dal bosco, anche gli eventuali insetti parassiti della vite sono controllati da un’ampia gamma di predatori che consente di contenere l’intervento di insetticidi. Anche le concimazioni sono limitate ed equilibrate, non occorre arricchire i terreni grazie alla complessa alternanza dei suoli che compongono il patrimonio agronomico di Tenuta San Guido.
Il Metodo e le Persone

La cantina di San Guido

LA PORTA D’INGRESSO A BOLGHERI: UN EDIFICIO SOBRIO E FUNZIONALE

Per molto tempo Castiglioncello di Bolgheri è stato usato come cantina del Sassicaia. Questa era un’ottima soluzione finché i pochi vigneti erano impiantati in prossimità del castello. Allo sviluppo di nuove vigne in terreni dislocati nella tenuta, diviene però necessaria un’espansione della cantina.

Quest’ultima non può più trovarsi sul punto più alto dell’azienda, sia per un fatto di efficienza del lavoro e tempistiche razionali sia perché le vigne, ormai, sono dislocate.  Viene dunque deciso, nella metà degli anni 70, di posizionare la cantina di produzione e affinamento del Sassicaia all’imbocco del viale dei cipressi.
Il Metodo e le Persone

La barricaia

Seminascosta dalla vegetazione, per la sua estrema semplicità questa prima cantina del Sassicaia è stata vista come l’espressione della filosofia aziendale, contraria ad ogni esibizione. 

Nel 2007, accanto a questo edificio, viene costruita la nuova cantina di invecchiamento su progetto dell’architetto Agnese Mazzei. Consiste in due corpi bassi di mattoni collegati da una mezza torre in vetro e acciaio che ha una funzione estetica e funzionale insieme, qui matura il Sassicaia per 24 mesi.
Guidalberto e Le Difese vengono invece lavorati nella cantina ricavata dal vecchio frantoio, lungo la strada Bolgherese.
Il Metodo e le Persone

Il mestiere del vignaiolo e il pensiero che lo guida

La lungimiranza del Marchese Mario Incisa non si ferma all’uvaggio, si estende anche alla vigna. Utilizza, difatti, drastiche potature così da ottenere una resa bassa ma di qualità eccellente. Introduce inoltre, secondo l’uso francese, le barriques per l’affinamento del vino.
Mario Incisa negli anni ’40 getta basi solide che ancora osserviamo. Il suo lavoro è ispirato a Bordeaux, sulla scorta degli studi di agronomia fatti all’Università di Pisa negli anni ’20, dei suoi molti viaggi in Francia e dalla dottrina avuta dai mentori che ha incontrato lungo la sua strada. Il suo intuito e la sua lungimiranza, invece, sono un dono di natura.
Oggi Tenuta San Guido conta su una squadra tecnica coadiuvata dal Direttore Generale Carlo Paoli, che è anche il responsabile di produzione, con il supporto di Nicola Politi, responsabile per la parte agronomica. Al loro fianco c’ è una squadra di tecnici animata da identica passione.  
Il Metodo e le Persone

La dottrina dell’ascolto

IN VIGNETO COSÌ COME IN CANTINA

L’approccio al vigneto è sempre misurato sulle esigenze del territorio. Nel caso di un vigneto più vecchio si possono ottenere grandi risultati in termini di qualità, risposte che i vigneti più giovani non sono in grado di dare. La gestione del vigneto richiede molto tempo e cura ed è influenzata dalla stagionalità che determina gli interventi: zappatura, eliminazione naturale degli infestanti, lavorazioni leggere che non vadano a nuocere alle radici superficiali, sostituzioni periodiche delle fallanze. Si ricorre a fungicidi per combattere oidio e peronospora solo se è assolutamente necessario. La raccolta è manuale e manualmente si eseguono i lavori. La gestione del vigneto e della campagna viene fatta secondo i concetti di sostenibilità, integrazione, conservazione, tutti elementi fondamentali per la nostra visione etica e presupposti importanti per far fronte in maniera responsabile all’ormai noto problema del cambiamento climatico.
Il Metodo e le Persone

La messa in pratica dell’esperienza

IN CANTINA COSÌ COME IN VIGNETO

Si seguono le linee guida così come le aveva impostate negli anni Giacomo Tachis, insieme a Mario e a Nicolò Incisa.
Le macerazioni sono variabili a seconda delle annate, ma brevi come consuetudine. Non usiamo lieviti artificiali per non alterare la personalità e la territorialità del vino. La nostra ricerca va in direzione dell’equilibrio più che della concentrazione. Piacevolezza, eleganza, freschezza, sinuosità dei tannini, equilibrio, longevità, territorialità: questi gli obiettivi che perseguiamo.
Anno dopo anno accresciamo il nostro sapere e ogni vendemmia è un’avventura nuova. L'esperienza non ha modificato le nostre idee ma contribuisce quotidianamente a migliorare le nostre azioni. La nostra aspirazione è produrre vini che siano l’espressione dei valori del territorio e che rispettino lo stile del vino.