Un teatro unico per grandi vini tra colline e mare

IL SASSICAIA È IL FRUTTO PIÙ CELEBRE DI QUESTA TERRA: UN VINO CHE RIFLETTE LE COMPLESSE SFUMATURE E LA STRAORDINARIA VIVACITÀ DI UN LUOGO UNICO.

La storia di Bolgheri: l’unione perfetta tra Uomo e Natura

La terra custodisce tesori preziosi, e talvolta all’uomo occorrono secoli per capire come rapportarsi a un ambiente e valorizzarne al meglio le risorse. La ricchezza naturalistica di Bolgheri è nota da sempre, ma solo nel Novecento la viticoltura ne ha saputo assecondare le caratteristiche morfologiche e climatiche, rendendola una delle zone di produzione vinicola più apprezzate del mondo. 

Il Sassicaia è il frutto più celebre di questa terra: un vino che riflette le complesse sfumature e la straordinaria vivacità di un luogo unico; ma che racconta anche come la creatività e l’ostinazione, se combinate a un profondo rispetto per l’ambiente, possano cambiare le sorti di un territorio e scrivere nuove pagine nel secolare rapporto tra Uomo e Natura. 

Alle origini del Sassicaia troviamo un’audace sfida alle convenzioni: in una zona tradizionalmente dedicata alle varietà autoctone, vengono infatti piantati vitigni di provenienza francese. Se adesso il matrimonio tra il terroir di Bolgheri e le viti di Cabernet Sauvignon ci appare perfetto, così non era negli anni Cinquanta; contadini e viticoltori locali erano talmente abituati a lavorare quella terra da non immaginare nuovi modi per coltivarla, e il loro scetticismo verso le uve francofile si trasformava quasi in scherno, davanti alla proposta di importarle nei loro amati vigneti. 

Con il tempo, dovettero ricredersi: le uve del Sassicaia si sono adattate perfettamente al territorio costiero di Bolgheri e alla sua straordinaria varietà di microclimi.

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Bolgheri: un luogo unico tra luce, mare e terroir 

Il territorio di Bolgheri offre, all’interno della proprietà di Tenuta San Guido, le condizioni ideali che conferiscono al Sassicaia la sua inconfondibile personalità. Il clima mediterraneo è mitigato in inverno dalle colline poste tra Bolgheri e Castagneto Carducci, capaci di proteggere i vigneti dallo sferzare dei venti di nord-est; in estate, sono le brezze che spirano tra le valli del fiume Cecina a portare ristoro a uomini, flora e fauna; durante tutto l’anno, il mare riflette la sua luce e genera un’umidità capace di rinfrescare e nutrire tutto l’ecosistema di Bolgheri. 

I suoli presentano numerose zone calcaree che testimoniano il ritrarsi e l’avanzare del Mediterraneo durante le ere geologiche; a un’altitudine compresa tra 100 e 400 metri si alternano e si combinano terreni argillosi, sabbiosi e pietrosi, che donano ai vini una mineralità inconfondibile. Lo stesso nome “Sassicaia” racconta di un terreno ricco di sassi che riflettono la luce del sole e permettono una particolare maturazione fenolica. La raccolta delle uve, sempre manuale, regala acini turgidi e croccanti, risultato dell’incontro tra la freschezza dalle brezze e il riverbero della luce del sole. 

Il Sassicaia di Bolgheri: una storia di passione, perseveranza e successo internazionale

Fino agli anni Quaranta, la zona di Bolgheri era caratterizzata da un'attività agricola tradizionale, con una produzione vitivinicola focalizzata su vitigni autoctoni. La coltivazione della vite era strettamente legata alle tradizioni locali e rappresentava una parte importante di un’economia rurale che andava poco oltre la mera sussistenza. Da secoli, i contadini si dedicavano alla coltivazione di vitigni come Sangiovese, Canaiolo e Trebbiano, ormai considerati uno standard della viticoltura toscana. La produzione avveniva spesso in piccole cantine familiari, dove venivano utilizzati metodi di vinificazione tradizionali, tramandati di generazione in generazione. Il territorio di Bolgheri era celebre per il suo patrimonio paesaggistico, reso immortale anche dal Carducci in quella Davanti San Guido che rievoca "I cipressi che a Bólgheri alti e schietti van da San Guido in duplice filar". 

In questo contesto tipicamente rurale, al quale Mario Incisa riconosce grande valore, affonda le radici il suo progetto “Sassicaia”. Il rispetto illimitato per la natura lo porta a osservare il territorio nella sua complessità, intuendone la vocazione per vitigni ancora inesplorati nella zona, tra tutti il Cabernet Sauvignon. 

Tenuta San Guido funge così da traino e fa da trampolino alla reputazione di Bolgheri come territorio vitivinicolo di eccellenza, che si consoliderà negli anni a venire. 

La storia del Sassicaia ha inizio nel 1944, quando il Marchese Mario Incisa della Rocchetta, spinto dalla passione per i grandi vini di Bordeaux, decide di piantare nei terreni di Tenuta San Guido alcuni vitigni di Cabernet Sauvignon. L'obiettivo di creare un vino unico, capace di esprimere la potenza e l'eleganza dei grandi vini francesi, si scontra immediatamente con le perplessità del mondo vitivinicolo locale. Proprio per il suo uvaggio, il Sassicaia viene inizialmente ignorato, per poi venire utilizzato esclusivamente per una piccola produzione familiare; negli anni Settanta, complice l’intervento dell’enologo Giacomo Tachis il Sassicaia sale agli onori della cronaca, iniziando a farsi conoscere in degustazioni al buio e premiazioni internazionali. È l'inizio di un’ascesa folgorante, destinata a proiettare il Sassicaia nel gotha del vino mondiale e a regalare un’inattesa notorietà a tutta la sua zona di produzione. Mario Incisa della Rocchetta, innamorato di Bolgheri prima ancora che del suo vino, capisce quanto il successo del Sassicaia sia intrinsecamente legato alla biodiversità del suo territorio. La sua forte sensibilità ambientalista lo porterà alla creazione del Rifugio Faunistico Padule di Bolgheri, opera altrettanto pionieristica nell’Italia del secondo Novecento, che testimonia e rinnova ancora oggi questa profonda sinergia tra Uomo e Territorio.

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Tenuta San Guido: conservare, difendere e amare il territorio 

Nel 1944 neanche il lungimirante Marchese Incisa della Rocchetta poteva immaginare il ruolo che la sua neonata azienda, Tenuta San Guido, avrebbe giocato nello sviluppo di Bolgheri. L’intuizione di sperimentare vitigni francesi e la testarda attesa dei loro frutti sarebbero state vane, se non fossero state accompagnate da un rispetto quasi mistico per la terra. E l’entusiasmo sollevato dal Sassicaia negli anni Ottanta sarebbe potuto diventare un boomerang, se non ci fosse stata la ferma volontà di salvaguardare i boschi e le zone umide in prossimità del mare. Anteporre la messa a coltura (e il profitto) alla biodiversità, avrebbe significato in pochi anni la perdita di quell'eco sistema di valori che sta alla base del Sassicaia e dei vini che l’avrebbero seguito, quali il Guidalberto e Le Difese. La conservazione del territorio, l’adozione di pratiche sostenibili per l’ambiente, la gestione attenta delle risorse idriche e la tutela del biosistema che ha permesso a Tenuta San Guido di proseguire quella virtuosa collaborazione con Madre Natura che, ancora oggi, è il vero segreto del Sassicaia. 

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