Un vino e il suo territorio: Guidalberto e Tenuta San Guido

SULLA COSTA TOSCANA, A POCHI CHILOMETRI DA BOLGHERI, CORRE UNA STRADA CHE ACCAREZZA CAMPI DI LAVANDA, IMPONENTI CIPRESSI ED ELEGANTI PODERI: È PARALLELA AL LITORALE, ABBASTANZA VICINO AL MARE DA SENTIRNE L’ODORE MA SUFFICIENTEMENTE DISTANTE DA NON SUBIRNE LA FRENESIA STAGIONALE.

È qui che la Via Aurelia accompagna il percorso dell’antica Ferrovia, da oltre 150 anni una delle più importanti direttrici del traffico ferroviario toscano; ed è qui che, nel 1703, la famiglia Della Gherardesca fece costruire l’oratorio di San Guido, destinato a diventare il simbolo di questo territorio. 

 

L’oratorio di San Guido è il punto di partenza del celebre Viale dei Cipressi, che si dipana per cinque chilometri fino al centro storico di Bolgheri: a piantumare quei “duplici filari di giganti giovinetti” cantati da Giosuè Carducci fu Guidalberto della Gherardesca, pioniere di una conversione agricola che ha dato nuova vita a questa porzione di Toscana.

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Quando Tenuta San Guido, nel 2000, ha deciso di mettere in commercio un nuovo vino, ha voluto rapportarsi al territorio con la stessa passione, rispetto ed entusiasmo che animò la costruzione dell’oratorio e la creazione dell’iconico Viale dei Cipressi. L’omaggio alla tradizione familiare è ribadito fin dal nome, ispirato al nobile antenato Guidalberto, e all’illustrazione in etichetta, una riproduzione stilizzata dell’oratorio di San Guido.

A differenza di quanto scritto da Carducci “fresca è la sera e a te noto il cammino”, il percorso del Guidalberto non è stato sempre rettilineo come quello del viale dei Cipressi ma, almeno inizialmente, è risultato tortuoso. Considerato per anni il fratello cadetto del Sassicaia, il Guidalberto ha impiegato del tempo prima di ‘emanciparsi’ dall’imponente presenza del fratello maggiore. Ripercorrere i ventun anni della sua evoluzione significa capire come un vino possa crescere e acquisire una propria identità, frutto della lungimiranza dei suoi genitori e delle costanti attenzioni della Natura, un’educatrice retta, affidabile e paziente. 

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La storia del Guidalberto, il vino del nuovo millennio

La fine degli anni Novanta vede l’affermazione del Merlot come nuovo protagonista del panorama vitivinicolo mondiale; e anche a Bolgheri, già uno dei luoghi più iconici dell’enologia Made in Italy, si inizia a puntare su questo prestigioso vitigno per vini monovarietali e coraggiosi blend.
 

Nicolò Incisa Della Rocchetta, da sempre attento alle nuove tendenze del mondo enologico, chiede quindi il supporto dell’enologo Giacomo Tachis per impiantare nuovi vigneti nel tratto che corre lungo il Viale dei Cipressi, tra l’oratorio di San Guido e la collina.  Questi terreni, ricchi di argilla e limo, sono meno sassosi rispetto al terroir del Sassicaia e più idonei alla maturazione del Merlot. La prospettiva di un blend tra questi due vitigni si rivela una felice intuizione, che permette a Tenuta San Guido di produrre l’annata 2000 come la prima vendemmia del Guidalberto, affacciandosi con rinnovato entusiasmo al nuovo millennio. 


Negli anni successivi la superficie vitata a Merlot e Cabernet Sauvignon viene ulteriormente ampliata, grazie a numerose particelle impiantate a varie altezze, su terreni diversi e con differenti esposizioni; l’età media dei vigneti votati alla produzione del Guidalberto sale a 18 anni, andando a definire un vino ancora più complesso e autorevole. Il Merlot conferisce quella morbida eleganza che si abbina perfettamente all’estro e alla verticalità del Cabernet Sauvignon. Il Merlot richiede grande precisione nella scelta dei tempi di raccolta, così da apportare sentori di frutta fresca vivaci: un aspetto organolettico che ritorna puntuale in tutti i vini di Tenuta San Guido.
 

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L’attenta vinificazione di Tenuta San Guido

Anche la vinificazione è un processo che richiede passione, pazienza e conoscenza in ogni sua fase. La selezione delle uve viene fatta in campo e successivamente sul tavolo di cernita. Le fermentazioni primarie si svolgono in acciaio con l’utilizzo di lieviti aziendali opportunamente riprodotti per arricchire la struttura dei vini e la loro aromaticità e mantenere inalterate le caratteristiche proprie del terroir di provenienza. Le macerazioni, con frequenti rimontaggi all’aria e delestage, regalano mosti equilibrati, ottima cessione di antociani e una buona estrazione aromatica, con tannini nobili e ben integrati. Le fermentazioni malolattiche avvengono, anch’esse, in acciaio con gradualità così da conferire ai mosti finezza ed equilibrio. 

Ogni singola massa del vino proveniente dai diversi vigneti viene poi affinata separatamente in barrique di rovere francese per circa 15 mesi. Al termine dell’affinamento in legno, il vino viene trasferito nei tini in acciaio per un periodo di 20-30 giorni. L’affinamento è condotto in modo da equilibrare al meglio la complessità dei tannini e, al contempo, mantenere in primo piano i sentori primari e secondari. In ultimo, il vino viene affinato circa tre mesi in vetro prima della commercializzazione.

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Da cadetto a protagonista: il Guidalberto oggi e domani 

La scuola di Tenuta San Guido prevede sperimentazioni agronomiche lunghe e accurate: un’opera paziente che ha dato i suoi frutti. Dopo più di vent'anni di attente analisi, il Guidalberto è oggi un vino che ben interpreta il suo territorio d’origine.

Ha una sua cifra ben riconoscibile nella bevibilità piena e appagante, ed è affine al Sassicaia per eleganza e sapidità. Abbraccia uno stile giovane, che ricerca profumi caratteristici del territorio, come i sentori di macchia mediterranea. Il Merlot esprime note di more selvatiche e sa regalare un delizioso bouquet anche in un affinamento relativamente breve; il Cabernet Sauvignon aggiunge aromi speziati, frutti rossi e nette sfumature balsamiche.
Guidalberto è in una fase matura del suo “romanzo di formazione” e la Natura, sua educatrice, lo accompagna nella crescita quotidiana assecondandone le aspirazioni e le necessità. Con ogni evidenza, Guidalberto ha saputo fare tesoro dell’esperienza e, al compimento dei suoi ventuno anni, cammina a testa alta lungo il celebre viale dei Cipressi, con grande orgoglio di Nicolò Incisa della Rocchetta e della sua squadra. 
Ma la strada è ancora lunga e, tra diritture e tortuosità, porta lontano.  

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